Lazzaro tornò a casa con rinnovata speranza. Mentre stava per entrare in camera da
letto, notò a malapena la totale assenza dei suoi averi. Sbirciando tra la porta
e lo stipite vide l'adorabile moglie,
l'amore della sua vita, la vedova addolorata, tra le braccia del suo amico Joshua. Stavano infrangendo il Sesto Comandamento. Fornicavano con una passione
insolita, una passione che lui non conosceva. Voleva piangere, ma i suoi occhi erano vuoti e le lacrime non scendevano. Andò allora in cortile per confidare i dolori a Erode, il
suo fedele cane. Ma l'ingrato ringhiò furiosamente, minacciando di mordere
la poca carne che ancora pendeva dalla sua triste umanità. Allontanandosi da casa, Lazzaro sapeva di non avere altra
scelta che tornare sui suoi passi. Sulla via del ritorno, né le falene né il gufo lo degnarono di uno sguardo. La strada, che non conduceva a Roma, lo portò presto
all'ingresso del cimitero. Si sedette su una lapide ricoperta di erba gialla e osservò gli
scorpioni che cercavano di nascondersi tra le dita dei suoi piedi. In quella notte
senza luna, desiderò davvero di non essere mai vissuto nell'era dei miracoli.
Vittoria ha la pelle bianchissima e la capigliatura folta. Alta, tonica, di fianchi larghi ma non troppo sensuale, perché il seno, per quanto modellato bene, non è prominente. Il viso, su cui spiccano dei grandi occhi azzurri, ha la forma di un ovale perfetto che si assottiglia verso il mento, un ovale su cui non stonano né gli zigomi né la mandibola, nascosti dalla bellezza della pelle, appena rosata sulle gote. Tutto questo la rende una donna attraente e desiderabile. Una parte di tale perfezione è opera della natura, ma il resto è opera sua e se la conquista ogni giorno, impedendo al sole di sfiorare un solo millimetro di epidermide, mangiando meno del suo appetito e indossando un rigoroso corsetto modellante che le assottiglia la vita. Sopporta con piacere questi piccoli sacrifici perchè la rendono splendente e, ovunque vada, gli sguardi si convertono in trionfo. Lavora in una residenza per anziani, un ambiente in maggioranza femminile, pieno di rivalità, ma non permette a nessuna collega, giovane o veterana, di pestarle i piedi. Vittoria fa il suo lavoro senza vocazione, di mala voglia, ma la sua è una residenza di livello, che dovrebbe privilegiare il contatto umano con gente che fa i conti con le miserie della fisiologia e dell'età. Affronta questi momenti con un misto di cinismo e indifferenza che tende ogni giorno di più all'ironia e al disprezzo. La maggioranza dei residenti si avvicina ai novanta e quei corpi flaccidi, rinsecchiti, anchilosati la esasperano. Ma sono soprattutto le macchie della pelle, la perdita di capelli e la peluria diradata a farle scattare qualcosa. Vittoria pensa allora al suo abbondante vello pubico, che profuma e pettina ogni giorno, come una seconda capigliatura, ma soprattutto pensa alla sua pelle bianca come il latte, compatta, senza un segno né una macchia dalla testa ai piedi.
David Monteagudo, Hoy he dejado la fàbrica (trad. personale)
Due giorni fa mi ha chiamato tua madre. Ha iniziato con "come te la passi?" a cui è seguito un "tutto bene?" che mi hanno lasciata basita. Poi, piano piano, ha portato il discorso là dove voleva arrivare. Così ha cominciato a chiamarmi "puttana" e, ti assicuro, l'ha fatto con la bocca spalancata e sorridente. Quindi mi ha rinfacciato il soprabito che aveva preso al Corte Inglés, le ciabatte di seta e il piumino d'oca. Tutta roba che dovevo restituirle. Stavo per mettere giù quando il discorso è arrivato dove doveva arrivare: mi ha chiesto l'anello di tua nonna. Quello che mi avevi regalato per il fidanzamento, quello col diamantino. Proprio quello. La cosa mi ha talmente dato ai nervi che per paura di perderlo me lo sono messo in bocca e l'ho ingoiato. Si, giù per l'esofago. Così, a secco, senz'acqua. Stamattina sono andata all'ufficio postale e le ho spedito un pacchetto. C'è dentro l'anello. Non temere, tua madre riuscirà a trovarlo. Sai bene quanto le piace rimestare nel passato.
Papà e mamma hanno divorziato sette volte, e per quanto molte delle cose che vi racconto non sono vere, questa è quella certa. I miei si sono conosciuti un anno prima che nascesse mio fratello Teodoro e, quando è nata mia sorella, avevano già divorziato in tre occasioni e si erano sposati quattro volte. Nella foto della mia prima comunione io sono vestito da marinaretto, loro in abito da cerimonia. Era la quinta volta che si risposavano.Mia madre, che è sempre molto positiva e non vede mai nessun aspetto negativo, dice che questo caos matrimoniale e legale è servito a mio fratello Teodoro affinché studiasse legge. "E' giusto che qualcuno in casa sappia leggere le carte". Mia sorella ha studiato da infermiera perché mamma sosteneva sempre che in una famiglia dal curriculum sentimentale tanto complesso c'era bisogno di una persona che curasse le ferite.
Io, faccio lo scrittore perché, secondo lei, in una famiglia così originale, era giusto che qualcuno scrivesse la nostra storia. Ha ragione. Scrivere mi è servito per affrontare la realtà e, quando qualcosa non mi piaceva, per cambiarla.
Quella mattina Gesù si alzò più tardi del solito. Aveva sognato così distrattamente che non gli era rimasto che un vago ricordo. Cos'era stato? Un incubo? Piedi cavi che gli camminavano intorno, mani a forma di tazza, pelle che cadeva. Ma non sembrava preoccupato. Era una bella giornata. Che ne dite di un po' di caffè? Non vi dispiace se lo preparo io? Fate un giro sul mio asino, adoro quell'asino. Cavolo, vi adoro tutti.
Dall'altra parte della sfera di cristallo c'è un mondo al contrario, dove i folli diventano saggi, le
ossa spuntano da terra e ti suonano alla porta per il pranzo di natale. La sera puoi vedere il sole che sta sorgendo mentre a mezzanotte si va in spiaggia ad abbronzarsi.
Gli innamorati piangono perché il loro amore ogni giorno regredisce di un giorno e presto l'infanzia toglierà loro ogni forma di piacere. Naturalmente in un mondo del genere c'è molta tristezza che, inutile dirlo, è gioia. . .
Ho avuto la fortuna di ascoltare i Pink Floyd a Venezia nel 1989, poco prima che si sciogliessero, ero stato qui alcuni anni fa a sentire Roger Waters, avevo mancato Gilmour a Pompei nel 2017, ma ora che è arrivato a 78 anni, ho voluto assistere al suo canto del cigno. Un concerto molto bello in cui ci ha consegnato mezzo secolo della propria vita. Nell'ultima canzone, non so se per per un disguido o per creare suspense, ha cambiato al volo la Fender che stava usando con un'altra Black Stratocaster. Ne è venuto fuori un assolo degno dei tempi migliori. Estrema ricchezza di sonorità nella più stretta economia di gesti. Segno distintivo di genio nella musica, in letteratura e nel dialogo tra persone.
P.S.
A distanza di qualche giorno ho finalmente scoperto che tipo di problema aveva avuto con la chitarra. Questo video lo chiarisce.
Non fu facile smascherare l'assassino tra i novanta professori d'orchestra. In realtà erano centododici prima che l'impennata di omicidi li decimasse. Ogni sera, durante l'esecuzione dell'ultimo movimento, un fiotto di sangue scendeva sui pentagrammi facendoli vibrare al ritmo di una musica nuova e segreta. L'autore non fu trovato né tra gli archi, sempre prodighi di note troppo alte, e neppure nella violenza delle percussioni. Anche il coro con i suoi acuti venne assolto. La chiave era nell'aria. Doveva essere qualcuno capace di agire in volo, netto o al rallentatore, in grado di unire linee a punti immaginari. Si trattava del flautista che usava il suo strumento come una cerbottana.
Stasera al teatro Mercelis ho assistito a un recital di un attore sconosciuto che ha letto dei brani di Jean-Philippe Toussaint. Lo faceva scandendo bene i periodi, senza impennate di voce, con rispetto e sentimento, alla maniera di un prete che legge il Vangelo la domenica. Credo che anche il violino disapprovasse cominciando ad agonizzare. La noia, che ha una cognizione del tempo molto limitata ma è capace di uccidere anche il sonno, mi è venuta in soccorso ricordandomi questo dialogo di William Kennedy che mi ha restituito il buonumore:
Ci sono analogie tra la scrittura, il gioco degli scacchi e la creazione artistica. Sono esplorazioni della personalità che hanno in comune un effetto estraniante. Grazie a esse entriamo in una dimensione che l'immaginazione ha costruito per sé, dove l'incertezza e le ansie personali vengono messe da parte. Le persone circostanti ci diventano estranee: attenti solo alle nostre esigenze, rispondiamo astrattamente a quello che ci viene chiesto, lasciando agli altri soltanto dei riflessi. I gesti diretti, spontanei, invincibili, con cui muoviamo una penna, spostiamo un alfiere o creiamo un chiaroscuro, valgono più dell'istante in cui si compiono: diamo all'oggetto il futuro di cui aveva bisogno e che voleva ricevere da noi. Senza mai pensare che qualcuno al nostro posto avrebbe potuto decidere meglio, lontani dal mondo, perdiamo la nozione del tempo per poi, al termine di questo viaggio interiore, ritornare stanchi e appagati alla realtà. Tutti e tre diversi in apparenza, eppure marcati da un destino comune, danno l'impressione di accoglierci in un «ordine» dove norme etiche ed estetiche si incontrano.
Qui le abitudini non sembrano essere più le mie.Mi sveglio la mattina con il profumo dei tigli, la filodiffusione e lo scrosciare dell'acqua nella vasca. Non è il fiume di Eraclito quello in cui mi bagno, ma un flusso di coscienza libero da ricordi tristi. Il tempo non lo sento opprimente: anche se prosegue nella sua direzione, sembra avere ridotto la velocità. Osservo la stanza con i suoi oggetti privi di funzione, mi faccio la barba senza specchiarmi, mi vesto sobriamente, poi chiudo per alcuni secondi gli occhi domandandomi come impiegherò questo giorno che mi è stato gentilmente regalato.
I veri innamorati non consumano mai dei pasti raffinati. Ci vuole sempre un pizzico d'insoddisfazione e un po' di vuoto interiore per diventare dei veri buongustai.
Evolution of Obesity: Botero, Niki de Saint Phalle, Jeff Muhs
Non sempre la vita da artista è necessariamente una vita da solitario. Siamo nel 1946, la guerra è finita ma Picasso continua le ostilità. Conquista la fortezza di Antibes. Per farne che? Il suo atelier, il suo luogo di piacere, piacere di vivere. Ha 66 anni, Françoise ne ha la metà. Dipinge dei fauni gaudenti, che cantano e danzano in cerchio per una donna nuda. Sulla spiaggia prosegue il corteggiamento dionisiaco. Evadere dalla guerra, questo è il senso. Non si trovano tele? Poco male. Picasso dipinge su fibrocemento. Non ci sono tubetti di colore? Picasso dipinge con la vernice per barche...
Oggi ho imparato qualcosa da una mostra d'arte povera, o come la chiamano qui, art de rien. Una collettiva di artisti che condividono la passione per il più piccolo gesto e la predilezione per i materiali di poco valore. Quando l'economia di mezzi è al servizio di un'idea e la povertà si lega a umorismo e poesia, anche opere realizzate quasi dal nulla possono tenere testa a esposizioni sfarzose.
Passeggiata natalizia lungo le Galeries Royales Saint-Hubert. Ogni volta che ci vengo ne esco rasserenato. Ho la sensazione di chi, restando "nella vita", si scopre all'interno di un'opera d'arte e l'attraversa. Più entri con l'aria di volere agire, più trovi difficile nascondere la tua insignificanza. Qui non serve capire, devi svuotarti, meravigliarti e dimenticare quello che già sai. E tutto diventa molto più gradevole.
Se lo scopo principale della scrittura è di esprimere con chiarezza un pensiero o un ragionamento, scrivere non può essere che un mezzo di riflessione. Ma affinché questo accada deve intervenire la necessità: la volontà non basta a realizzare quello che si vuole e una grande quantità di opzioni quasi sempre ci paralizza. Ho dedicato gli ultimi anni a questa ricerca nel tentativo di farne un libro, affinché ogni pagina componesse la mia visione del mondo come le tessere di un mosaico o i cristalli in un caleidoscopio. Scoprire un legame tra aspetti dissimili tentando di radunarli e farli coincidere mi è sembrato un gesto dovuto a tutti coloro che, come me, oscillano ogni giorno tra la piccolezza e la grandezza della propria unicità.
Un estratto del libro può essere letto liberamente su Amazon
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Nella Hall of Fame della mia memoria, non poteva mancare lui: Bob Dylan. Ho ancora in mente i tempi del liceo quando uscì il suo album "Pat Garrett & Billy the Kid". Dopo l'ascolto del vinile su un giradischi portato da casa, la classe si divise in due fazioni: i favorevoli al nuovo corso, pronti ad accettare che il mito avesse composto la colonna sonora di un western, e i puristi che agitavano i testi di impegno sociale editi in Italia da Newton Compton. Arrivammo quasi alle mani. Ricordo il volto dell'insegnante nell'espressione compiaciuta di chi assiste a un evento indimenticabile: un gruppo di adolescenti che si azzuffa per un poeta.
Una grande opera ha una vita propria, corre dietro al suo destino senza voltarsi. Il suo colore è libero, non ha bisogno di sintassi. Si lancia affinché la invadano esperienze nuove e in questo l'autore non c'è più, non conta o non ha niente a che vedere, confinato nell'ombra che rimane tra loro l'unico punto d'incontro.
L'hotel in cui alloggio è un hotel letterario. Quando torno la sera trovo un biglietto sul cuscino dove è scritto un pensiero che ha lo scopo di farmi sorridere e riflettere. Ieri c'era questa frase: "Dormir es la mejor meditaciòn". Niente male, ho pensato, vediamo cosa s'inventano stanotte. Devo ammettere che si sono superati: riescono a passare dal Dalai Lama alla semiotica con una nonchalance che lascia supporre una certa padronanza della materia: