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mercoledì 27 luglio 2011
Sylvia Plath ~ Tulips
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Innanzitutto i tulipani sono troppo rossi, mi feriscono.
Anche attraverso la carta da regalo potevo sentirli respirare
piano, nella bianca fasciatura, come un bimbo mostruoso.
Il loro rossore parla alla mia ferita, comunica con lei.
Sono astuti, sembrano galleggiare, ma mi trascinano a fondo
turbandomi con le lingue improvvise e il loro colore,
una dozzina di piombi vermigli legati intorno al collo.
Nessuno mi teneva d'occhio prima, ora mi sento osservata.
I tulipani si voltano verso di me e, la finestra alle spalle
dove ogni giorno la luce si allarga e si assottiglia,
mi mostrano piatta, ridicola, una silhouette di carta ritagliata
fra l'occhio del sole e gli occhi dei tulipani,
non ho una faccia, ho voluto cancellarmi.
I vividi tulipani mi mangiano l'ossigeno.
Prima che arrivassero, l'aria era piuttosto tranquilla,
va e vieni, respiro dopo respiro, senza agitazione,
poi i tulipani l'hanno riempita d'un rumore assordante
Ora l'aria gli si avvicina e vortica intorno a loro
s'avvicina e vortica intorno a quel motore rosso ruggine affondato.
Catturano la mia attenzione che prima era felice
nel giocare e riposare spensierata.
Anche i muri si sono scaldati.
I tulipani dovrebbero star dietro le sbarre come animali pericolosi,
si spalancano come le fauci di un imponente felino africano
ed io percepisco il mio cuore che apre e chiude
la sua ampolla di rossi boccioli per puro amore verso di me.
L'acqua che assaporo Γ¨ calda e salata come il mare
e arriva da un paese lontano come la salute.
(Traduzione Personale)