Una delle cose da fare a Parigi è andare a leggere in un bistrot del quartiere latino, tipo il Café de Flore o i Deux Magots, dove negli anni sessanta potevi incontrarci Sartre, Camus o Beckett. Il libro te lo porti, oppure lo trovi là. Ti siedi, prendi da bere e ti immergi nella lettura. Se ci vai ogni giorno e ci mangi pure, riesci anche a finirlo. Lasciaci un segnalibro, nessuno te lo sposterà. All'interno ne trovi altri due o tre, segno che altrettanti clienti di cui non sai il nome, torneranno a leggerlo. Sono complici invisibili che non conoscono il suono della tua voce. Si respira un'aria da poliziesco. Oggi ho preso "La cigale du huitième jour" di Mitsuyo Kakuta. Dopo aver passato un paio d'ore rannicchiato sulla sedia senza staccare gli occhi dal testo, quando mi sono alzato per riporlo ho notato che sul mio tavolo qualcuno aveva appoggiato un altro libro. Era "La Maison dans l'arbre" sempre di Mitsuyo Kakuta. Una coincidenza sbalorditiva, intrigante. Leggere rende irriverenti, naïf e un po' matti. Domani tornerò per saperne di più.
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Foto di Ferdinando Scianna: "La lettrice" |