domenica 23 settembre 2018

Diario Notturno 416

Quasi un secolo prima di Freud e Jung, Kierkegaard metteva in guardia il lettore che nessuna epoca come la sua era stata tanto veloce a creare miti, e che, nel tentativo di distruggerli tutti, ne inventava di nuovi. Trasferiamo ora il concetto alla specie umana. Inadatta a convivere con la natura, invece di mimetizzarcisi la distrugge per edificare al suo posto luoghi artificiali che periodicamente abbatte e ricostruisce. Dovremmo per questo attribuirci un complesso di Sisifo?
Se esiste il mito è perché esserci, avere acquisito cioè una qualche esperienza, fa sì che l'universo sia meno fisico che simbolico, più culturale che reale, viziato dal continuo dialogo con se stessi, contaminato da una lingua, dal gusto dell'epoca e da un'educazione familiare, da religioni e superstizioni, da una miriade di pregiudizi insomma. Proprio a causa di questo accerchiamento interiore non c'è momento della vita di ognuno che non si presti a un'interpretazione fantastica, perché è sì l'uomo che ha inventato il mito, ma nel farlo gli ha trasmesso la potenza di reinventare lui che lo ha inventato.


Titian: Sisyphus