Inventarsi la felicità fino a provarla veramente, è questa l'ultima frontiera che la mente attraversa per mettere fine alle delusioni. Non sto parlando di millantare, in cui prevale la necessità di esibirsi, né di esistenza virtuale, che resta un esercizio di simulazione. Parlo dell'illusione, dove l'attore sveste i panni del carattere per afferrare la penna dell'autore. Come si può pensare a una vita appagante se non ridisegnandola nei minimi dettagli, precisa al punto che finzione e convinzione diventano tutt'uno, così inseparabili da provare nostalgia anche per quello che non è mai avvenuto?