Nella cartoleria dove di solito si serve, uno scrittore esamina un quaderno di morbido cuoio esposto su un ripiano. Forse per la ventesima volta, mimando le esitazioni di un probabile acquirente, sfoglia le pagine, accarezza il marocchino, passa un dito sui bordi dorati. Dato che le venditrici sembrano occupate, annusa con insistenza il profumo del cuoio.
A dispetto del fascino che emana, è forse la sola cosa che non si sognerebbe mai di comprare: la prospettiva di affidare la sua prosa a un oggetto così lussuoso gli appare grottesca. Ma il pensiero che solo un testo straordinario sarebbe degno di quelle pagine non gli sembra molto più sensato. Dato che il quaderno gli piace, anche se gli venisse da scriverci delle stupidaggini, in nome di quale strano pudore dovrebbe rifiutarsi un tale piacere?
Fantasticando tra i banchi, dopo averlo riposto con cura sulla mensola, gli viene da chiedersi se un giorno, al termine di chissΓ quale lenta maturazione, si sentirΓ mai tanto sicuro da poter dominare quel quaderno, proprio come un cavaliere che, consapevole dei suoi limiti, si arrischiasse a montare un purosangue.
Marcel Cohen (traduzione personale)
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