Sulla punta del molo un randagio gironzola annusando l'aria. Non c'è nessun altro, salvo la persona che mi ronza nella testa di cui non riesco a ricordare il nome. Ho in mente i lineamenti del suo volto, il portamento, certe frasi dette, ma non so più come si chiama.
Con il passare dei minuti affiorano dettagli ancora più precisi e con essi il timore di perdere per sempre qualcosa che mi riguarda. È come se a teatro, per un vuoto di memoria, attore e personaggio smettessero di essere tutt'uno, così che lo spettatore avverte con sgomento l'improvvisa separazione tra i due.