Virgile non parlava con i vicini nè con i commercianti della sua strada; non aveva alcuna propensione per la vita di quartiere e le feste popolari. Non condivideva nulla con gli altri due milioni di abitanti. Loro lo ignoravano, ma la città era tutta per lui; si accontentava di tollerarli. I proprietari, i venditori, i notai, i promotori, i commessi non potevano fargli nulla: nessuno poteva espropriarlo nè espellerlo. Virgile aveva in tasca le chiavi della città. Era a casa sua sulle panchine dei viali, nei giardini, sui ponti e nei vecchi palazzi, in Place Léon e sulla punta dell'île Saint-Louis. Posava la mano sulla fontana Saint-Michel come se gli appartenesse.
Arrivando alla Gare Montparnasse, a diciotto anni, Virgile aveva deciso che Parigi sarebbe stata l'oggetto del suo amore, perchè doveva pur metterlo da qualche parte. Parigi non l'avrebbe lasciato. Parigi era sempre lì quando ne aveva bisogno. Parigi non esigeva di partire su un'isola paradisiaca, su spiagge trasudanti creme solari e sudore. A Parigi non importava se lui non lavava i piatti per una settimana, non si radeva, si vestiva male. Parigi lo amava.