Non fu facile smascherare l'assassino tra i novanta professori d'orchestra. In realtΓ erano centododici prima che l'impennata di omicidi li decimasse. Ogni sera, durante l'esecuzione dell'ultimo movimento, un fiotto di sangue scendeva sui pentagrammi facendoli vibrare al ritmo di una musica nuova e segreta. L'autore non fu trovato nΓ© tra gli archi, sempre prodighi di note troppo alte, e neppure nella violenza delle percussioni. Anche il coro con i suoi acuti venne assolto. La chiave era nell'aria. Doveva essere qualcuno capace di agire in volo, netto o al rallentatore, in grado di unire linee a punti immaginari. Si trattava del flautista che usava il suo strumento come una cerbottana.