Dato che per riflettere bene su qualcosa bisogna allontanarsene, conoscere se stesso è impossibile per l'uomo, capace di esistere soltanto come oggetto o coscienza dell'oggetto, ma non le due cose contemporaneamente. Evolutosi intorno a delle necessità pratiche, impostosi per avere trasformato dei balbettii in linguaggio, una volta trovatosi davanti all'inesprimibile si è bloccato. Ignora così il formarsi dell'atto di pensare, l'uso delle facoltà rivolte su se stesse, la maniera di far coincidere essere e apparire. Troppo di parte per giudicarsi con obiettività , programmato per l'azione e non per l'autocritica, la sua fonte di apprendimento non è l'introspezione, per la quale non ha alcuna vocazione, ma il pregiudizio. Inadatto a oltrepassare l'Io, il poco che sa di sé lo deve alle sensazioni che gli procurano la malattia, il dolore o il sentirsi escluso, ma quello che ne ricava è un'attribuzione temporanea di senso, un'eccezione spiacevole da ricordare o peggio ancora un'ingiustizia, visto che niente di quanto lo ferisce intimamente lo considera di sua responsabilità .