Un giorno uno dei figli andò da Nasrudin per chiedergli dei consigli. "Padre" - cominciò - "sono venuto da te perchè vorrei imparare l'arte orafa, da dove debbo iniziare?"
Senza dargli una risposta, Nasrudin andò in un'altra stanza e tornò con una cassetta piena di pietre. La aprì, tirò fuori una giada, la mise nella mano del ragazzo, gliela chiuse e gli disse: "Conserva questa mano chiusa per un anno. Adesso vai.
Una volta solo, il ragazzo, sempre con la mano chiusa, cominciò a mugugnare dicendo: "Ma come è possibile che mio padre mi abbia fatto questo? Invece di farmi vedere gli strumenti che dovrò usare, mi fa tenere in mano questa pietra per un anno. Ma come faccio a tenere la mano chiusa per tutto il tempo senza aprirla? E' una follia."
Eppure il giovane nonostante la scontentezza, riuscì a tenere in pugno la giada giorno e notte per dodici mesi, senza mai aprire la mano. Giunto il tempo, tornò da Nasrudin e gli restituì la pietra dicendogli: "Adesso che devo fare, padre?"
Nasrudin rispose: "Ti darò una seconda pietra, che terrai in mano per un altro anno". A quel punto il ragazzo andò su tutte le furie e cominciò ad insultare Nasrudin: "Tu devi essere impazzito, in un anno avrei già imparato a tagliare e incastonare pietre preziose, altro che continuare con questi giochetti dementi!"
Mentre il figlio gridava accecato dalla rabbia, Nasrudin, con una manovra rapida, gli mise in mano un'altra pietra. Il giovane chiuse il palmo automaticamente, si fece serio e, senza neanche guardarla, disse tra sè: "Questa non è una giada".