sabato 21 aprile 2018

Cartolina da Bruxelles (Diario Notturno 400)

Quando leggo l'opera di un poeta in esilio e la paragono a quella di un altro rimasto in patria, lontano dai rischi della Storia, mi viene da sorridere. Chi รจ stato espulso dal paese d'origine perde i simboli a cui รจ collegata la sua biografia: non un volto amico, un rumore familiare o un paesaggio dell'infanzia davanti a cui sedersi. Presente e passato per lui sono irreali. Deve lottare contro un mondo nuovo e come un barbaro catapultato in una civiltร  ne osserva bene i costumi, affina la capacitร  critica, sviluppa il presentimento, spinge la luciditร  fino alla chiaroveggenza. Chi รจ rimasto in patria invece, cerca nell'isolamento interiore lo sradicamento che gli manca, sacrifica la libertร  per votarsi al linguaggio, mette in gioco lo stile, l'esattezza della parola, il gusto della perfezione, confonde la correttezza formale con la profonditร . Nato privo di squilibri, somiglia a qualcuno che si รจ imposto di vivere in un'isola senza che gli piaccia il mare. Ma quando un'immaginazione raffinata proviene da una mente carente di problemi ogni descrizione appare artificiale, costruita, perchรฉ non c'รจ niente che annoi il lettore piรน d'un poeta dotato di un'eleganza senza pause, esangue e disinvolto da elevare al rango di veritร  le sue fantasticherie. Un ritrattista del vuoto insomma.


                                                                        Photo: ะ˜ะพัะธั„ ะ‘ั€ะพะดัะบะธะน