mercoledì 3 giugno 2015

Ultima cartolina da Bruxelles

Stamattina, mentre osservavo alcuni oggetti nel negozio di una Charity, ho sentito un rumore alle spalle: avevo inavvertitamente urtato qualcosa facendolo cadere. Si trattava di un libro verde di non molte pagine. Rimettendolo a posto ho notato che il titolo era in italiano o, per essere più precisi, anche in italiano, dato che il volume sembrava bilingue. Conteneva venti poesie scritte in uno stile asciutto, crudo, che mi hanno ricordato un po' Sylvia Plath e un po' Anne Sexton. L'autore si chiama Fabrizio Bajec e scrive inizialmente i testi in una lingua per poi tradurli nell'altra così da sentirli ancora più personali.



IX
Trasportavi i polmoni e il cuore
stamane in corsia, ti dicevo
a questo somigliano
le buste che il marito regge
per darti ricarica. Allora partivi
come una rana sensibile agli aghi.
Sembravi guarita e in forze
per lasciare il lazzaretto.
Volevi provare a tutti i malati
che eri la prima a scampare,
e il saluto portavi a ognuno
al suo giaciglio intricato.
Eri un palombaro, che lento
cammina sul fondo del mare
e vede in avanti, mai dietro,
la flora e la fauna cambiare.

XII
Siamo quattro statuine
posate in soggiorno,
quattro idoli asiatici
di fronte al destino.
Moglie e marito
legati per il braccio,
la terza arrabbiata,
coi pugni in alto,
la quarta Γ¨ seduta
e contempla qualcosa.
Nulla si puΓ² dire ancora
delle due vicine
e di quelle lontane.
tutte prese e costrette
sul ripiano famigliare.
I due coniugi mortali,
impietriti, il lottatore
riassume la sua ira
con i colpi della lotta,
il pensatore quando guarda,
perde tutto.
E il mondo si arreda
con simili gruppi.